Dott.ssa Monica Nisticò
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA 
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Bambini "pazienti"

“Davvero non c'è nessuno di là dal mare?”

Dal libro per l'infanzia “Giordano del faro” di Janna Carioli, Marina Marcolin, Lapis edizioni

 

Spunti di riflessione

 

Giordano vive in un faro e ha un solo gioco e amico, il mare. Ad esso affida le bottiglie con i messaggi che contengono sempre la stessa domanda: “chi c'è di là dal mare?”.

Dunque, un bambino guarda l'orizzonte, ma il suo sguardo non finisce sulla linea in cui il mare sembra incontrare il cielo. Una domanda lo proietta “di là”, verso qualcos'altro, verso qualcun altro.

Un giorno una prima risposta arriva e un'altra storia può cominciare anche se i messaggi seguono il corso delle correnti e si fanno attendere “a volte per mesi, a volte per anni”.

Ma Giordano, ora che sa che qualcuno sa di lui “di là dal mare”, si prepara per affrontare il suo viaggio avventuroso verso l'incontro tanto atteso.

Sfogliando il libro, il pensiero si muove lento sulle immagini; un pesce di legno, una conchiglia, i sassi con le venature bianche, la sabbia. Il mare ogni giorno porta qualcosa a Giordano per consolarlo delle lunghe attese, del silenzio, delle risposte che sembrano non arrivare mai.

Il tempo si dilata, è il tempo dei bambini, del loro bisogno di lasciar sedimentare l'esperienza, di lasciar muovere “i messaggi” dentro di loro, di soffermarsi su pochi stimoli, oggetti autentici.

E' un tempo incerto, “ a volte mesi, a volte anni”, quello che ci vuole perchè una risposta “venga a galla”, prima o poi, forse quando è davvero il momento giusto e si è pronti per una nuova esplorazione.

Il tempo ritrova il suo spazio. Non è il tempo delle scadenze, degli orari che scandiscono le attività quotidiane, della coscienza, di una realtà imposta. Giordano sogna la sua barca, il suo faro; la dimensione della realtà e quella sogno sembrano dialogare in un flusso continuo.

Giordano cerca un incontro, lo immagina, lo aspetta, riconosce il suono del suo arrivo; “tin..tin..” è il rumore della bottiglia rossa con il tappo bianco che batte dolcemente contro il cemento del porticciolo con la risposta di chi c'è di là dal mare.

Ma dove sono i genitori di Giordano?

Nella storia il bambino sembra essere “in solitaria” nella sua esplorazione e nell'attesa. In modo discreto è presente il riferimento al “babbo” che dice che la nebbia è un iattura per chi naviga, ma a Giordano piace la nebbia che nasconde tutto tranne lui e il suo faro. Il babbo, inoltre, nomina e traduce le cose su cui il figlio si interroga (Paloma, la bambina che sta di là dal mare, significa colomba in spagnolo).

Sembra quindi che l'influenza di ciò che domina la realtà dell'adulto non pervada e non prevarichi l'esperienza che Giordano fa del suo mondo, il suo bisogno di essere visibile nella nebbia e protagonista delle sue scelte.

Si accenna dunque alla presenza dei genitori, si sa che ci sono e che vigilano sui pericoli, ma il bambino è libero di esplorare il suo mondo facendo emergere dallo sfondo, dalla nebbia, ciò che conta per lui.

 

A volte invece succede che i bambini vengano travolti da realtà troppo ingombranti per loro che li fanno sparire nella nebbia.

La speranza è che quei bambini, anche dopo anni, non smettano di chiedersi se ci sia qualcuno di là dal mare in grado di accogliere la loro domanda e aiutarli a riemergere dallo sfondo, seguendo il corso delle loro correnti interiori.

 

Dott.ssa Monica Nisticò ©2021